Un anno da record per le macchine utensili italiane, ma cosa ci riserva il futuro?

Il trend positivo iniziato nel 2014 è proseguito fino al 2018 per l’industria italiana delle macchine utensili, robot e automazione, rappresentata da UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE. Per quanto riguarda le previsioni per l’anno in corso si prevede, però, un rallentamento per produzione, export e consumi. L’associazione chiede al Governo un pacchetto di provvedimenti in materia 4.0 di lungo periodo che sia strutturale e liberato dalle incertezze che hanno caratterizzato finora le misure a favore delle imprese.

di Alma Castiglioni

Sono in assoluto i migliori di sempre i risultati 2018 dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione: incrementi a doppia cifra hanno interessato i principali indicatori economici, prolungando il trend positivo iniziato nel 2014.
Quarta tra i produttori, l’industria italiana di settore si è confermata terza tra gli esportatori e ha inoltre consolidato il quinto posto nella classifica di consumo, a testimonianza della vivacità della domanda locale che ha beneficiato dei provvedimenti per la competitività (Industria 4.0/Impresa 4.0). Le stime per il 2019 indicano, invece, per la prima volta dopo 5 anni una battuta d’arresto dovuta principalmente a una situazione di incertezza e instabilità sia sul fronte sia interno che estero.
Massimo Carboniero, presidente UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, nel corso dei lavori dell’assemblea dell’associazione lo scorso giugno, ha espresso soddisfazione per i risultati del settore, ma anche timore per le previsioni per il 2019 che indicano, invece, una situazione di sostanziale stabilità.

Consuntivi 2018: la crescita supera l’11%
Nel 2018, la produzione di macchine utensili, robot e automazione si è attestata a 6.775 milioni di euro, registrando un aumento dell’11,3% rispetto al 2017. Il risultato è stato determinato sia dal positivo andamento delle consegne sul mercato interno (+15,2%), sia dall’export, cresciuto di oltre otto punti percentuali rispetto all’anno precedente.
Il principale mercato di sbocco resta la Germania (+15,1%), seguita da Stati Uniti, Cina, Polonia, Francia, Spagna, Russia e Turchia.
Decisamente positivo il risultato del consumo che ha registrato, per il quarto anno consecutivo, un incremento a doppia cifra, attestandosi a 5.164 milioni di euro, il 15,7% in più rispetto al 2017.

Previsioni 2019: rallentano crescita e consumi
Si prevede che l’andamento dell’industria italiana di settore, nel 2019, rimarrà pressoché stazionario. In particolare, la produzione dovrebbe rallentare la crescita, salendo del 3,6%; lo stesso vale per l’export: +6,5% rispetto al 2018. Il rapporto export su produzione si stima debba crescere a quota 55,6%. Più lento anche il consumo (+1,1%), rimanendo dunque sullo stesso livello del 2018, così come le consegne dei costruttori sul mercato domestico (+0,3%) e le importazioni (+2,3%).
Ha così commentato Massimo Carboniero: “Considerato il contesto e l’evoluzione repentina dello scenario politico economico internazionale – potremmo dirci già molto soddisfatti se queste previsioni fossero realmente confermate alla fine dell’anno…”.

Le proposte dell’associazione in tema di politica industriale
Super e iperammortamento, i pilastri del programma Industria 4.0, hanno dato frutti importanti favorendo la sostituzione dei macchinari obsoleti e stimolando le aziende ad interconnettere macchine e impianti.
Tuttavia, secondo Carboniero, serve una svolta: occorre cambiare le modalità con cui questi provvedimenti sono resi disponibili.
Carboniero ritiene sia fondamentale abbandonare la “logica dell’intermittenza” che ha caratterizzato fino ad oggi le misure a favore delle imprese. “Le imprese italiane – ha affermato – per crescere hanno bisogno di un quadro chiaro e definito delle misure di medio-lungo termine. Solo così potranno pianificare gli investimenti da fare e le azioni da intraprendere”.
Carboniero chiede, nello specifico, che il Governo vari un pacchetto di provvedimenti in materia 4.0 di lungo periodo che possa essere strutturale, cioè liberato da annuali attese e incertezze legate alla riconferma delle misure in esso contenute.
Un discorso simile va fatto anche in tema formazione. Carboniero auspica che il provvedimento per il credito di imposta per la formazione sia rivisto e soprattutto prosegua nella sua operatività anche nel 2020.