Tecnologie allo stato dell’arte per le macchine agricole

Alla vigilia di EIMA 2018, la più importante manifestazione italiana rivolta al settore delle macchine agricole, Alessandro Malavolti, Presidente di FederUnacoma, fa il punto sull’andamento del comparto e sull’evoluzione tecnologica che lo contraddistingue, che parte proprio dalla componentistica.

di Silvia Crespi

Agricoltura di precisione; sistemi di controllo automatizzati… Nel comparto delle macchine agricole l’evoluzione tecnologica è molto spinta. Ci può parlare degli ultimi risultati raggiunti?
L’agricoltura è oggi un settore altamente tecnologico. Le applicazioni elettroniche e informatiche servono non soltanto a ottimizzare le operazioni colturali, ma a utilizzare i fattori produttivi e le risorse naturali in modo scientifico e sostenibile. La sfida dell’agricoltura è, infatti, quella di garantire una produttività sempre maggiore, per soddisfare i fabbisogni alimentari e di materie prime di una popolazione mondiale in forte crescita, e nello stesso tempo quella di ridurre l’impatto ambientale dei trattamenti, contenere i consumi idrici, prevedere gli eventi meteorologici, perfezionare le operazioni di coltivazione e di raccolta dei prodotti. Tutto questo è possibile proprio grazie all’impiego di sistemi di controllo e gestione informatici e automatizzati. Le tecnologie 4.0 sono importanti in agricoltura ancora più che in altri settori, perché l’agricoltura è una sorta di cantiere a cielo aperto, nel quale l’attività produttiva si svolge tra molte variabili e in condizioni ambientali in continuo mutamento, tutti fattori che possiamo così monitorare e tenere sotto controllo.

Anche tutto ciò che ruota intorno ai macchinari è oggetto di una crescente specializzazione. La componentistica è sempre più avanzata. Lo testimonia il successo crescente del Salone EIMA Componenti. aCe ne può parlare?
Effettivamente la meccanica agricola ha fatto progressi formidabili in tutti i comparti, ma quello della componentistica si è imposto in questi anni come uno dei più strategici. Gran parte dell’innovazione tecnologica che caratterizza le moderne macchine e attrezzature agricole deriva proprio dall’evoluzione della componentistica. Aziende specializzate nella progettazione e produzione di singole parti meccaniche, o di sistemi elettronici, investono per l’innovazione dei propri prodotti, e contribuiscono in modo sostanziale al miglioramento delle performance dei mezzi meccanici finiti. Le industrie della componentistica – che hanno nel Salone EIMA Componenti una delle vetrine più ricche e prestigiose a livello mondiale (990 le case costruttrici presenti nell’edizione di quest’anno) – non soltanto coprono le forniture per i costruttori di macchine finite, ma garantiscono il sistema dei ricambi e tutta l’accessoristica per il potenziamento e la personalizzazione dei mezzi. Si rivolgono quindi a un mercato molto esteso nel quale le industrie italiane hanno un ruolo importante. La leadership nel mercato si conquista con la qualità dei prodotti ma si mantiene appunto con l’innovazione, e le nostre industrie non smettono di investire nella ricerca, guardando in ogni direzione, anche quella che concerne l’impiego di nuovi materiali che possono migliorare le caratteristiche dei prodotti.

Ci può parlare delle possibilità offerte dalla digitalizzazione alle aziende del comparto delle macchine agricole?
Mi riferisco all’uso di sensori, di droni e telecamere, per il controllo continuo e a distanza degli appezzamenti di terreno e così via. Quella che si sta verificando in agricoltura è una rivoluzione silenziosa e invisibile, perché un’azienda che adotta sistemi 4.0 non si presenta alla vista in modo diverso da qualsiasi altra. In realtà, le attività che in essa si svolgono sono regolate da una fitta rete di informazioni trasmesse mediante piccoli dispositivi che comunicano dati sulla temperatura, l’umidità, le condizioni meteo di ogni piccola parcella di terreno, o da informazioni trasmesse da satelliti che sono in grado di effettuare una mappatura dei terreni e trasferire ai computer installati a bordo delle macchine tutte le informazioni sulle pendenze, l’umidità e le caratteristiche specifiche di ogni parcella, per adeguare a queste il comportamento delle macchine. Sensori e sistemi digitali consentono di monitorare i movimenti dei mezzi meccanici, i sistemi elettronici Isobus consentono di regolare in modo ottimale i rapporti fra la trattrice e le attrezzature ad essa collegate, mentre flotte di droni possono raccogliere e trasmettere immagini sullo stato di salute delle colture. Sistemi di sensori possono monitorare lo stato di salute degli animali allevati, oltre che assistere gli operatori agricoli nei lavori con i mezzi meccanici prevenendo guasti e incidenti. Insomma, le tecnologie digitali cambiano il lavoro agricolo, e cambiano anche il profilo dell’agricoltore, che in prospettiva sarà una sorta di operatore informatico, uno specialista in grado di governare l’azienda, in tutte le sue funzioni, da una postazione centralizzata che può essere anche fisicamente lontana dai terreni aziendali.

Anche nel vostro campo la mancanza di risorse in possesso di competenze adeguate ai cambiamenti in atto costituisce un problema?
La trasformazione dell’agricoltura comporta, in effetti, un’evoluzione delle competenze degli addetti. Gli agricoltori di lungo corso sono sempre più interessati alle innovazioni elettroniche e informatiche e mai come in questo momento sarebbe necessario una programma anche pubblico di addestramento all’uso dei sistemi digitali. Ma è soprattutto dalle nuove generazioni che dobbiamo aspettarci un’evoluzione dei profili professionali. Il nostro settore ha scontato, negli anni passati, quella sorta di pregiudizio sociale nei confronti di tutto ciò che era “agricolo” e quindi percepito nell’immaginario collettivo come “tradizionale” o peggio “antiquato”. Ingaggiare le nuove generazioni è dunque una sfida anche culturale, che come Federazione tentiamo di affrontare con iniziative di informazione e sensibilizzazione rivolte agli studenti delle scuole medie e delle università e finalizzate proprio a raccontare le nuove professioni legate all’agricoltura e in modo particolare alla meccanica agricola. Alla prossima EIMA ne sono programmate diverse, molto interessanti. Veniamo all’andamento del comparto. Il primo semestre ha registrato un leggero calo. Quali sono le aspettative per la chiusura dell’anno in corso?
Il mercato italiano viene da oltre un decennio di crisi, dovuta a un insieme di fattori, primo fra tutti la diminuzione dei redditi agricoli che ha ridotto la capacità d’investimento per l’acquisto di macchine e attrezzature di nuova generazione. Lo scorso anno le immatricolazioni di trattrici sono cresciute in modo consistente, non tanto per una normale dinamica di mercato quanto per effetto di un regolamento comunitario, la Mother Regulation, che introducendo nuovi criteri per l’omologazione delle macchine ha costretto le industrie ad accelerare l’immatricolazione delle macchine in giacenza. I cali della prima metà dell’anno sono il contraccolpo di quel picco di registrazioni forzate avutosi a fine 2017, ma nella seconda parte registriamo una ripresa e si prevede di chiudere l’anno con circa 19.500 trattrici vendute, dato che rappresenta un leggero miglioramento rispetto ai livelli medi degli ultimi anni. Guardando invece ai mercati esteri, la domanda di macchinario agricolo resta potenzialmente molto elevata, soprattutto nei Paesi emergenti, e questo favorisce l’industria italiana che ha una produzione di alto livello qualitativo e che è molto presente sui mercati esteri, esportando circa il 70% della propria produzione.