Non c’è impresa digitale senza software

Ha generato grande interesse, e confermato la centralità di un argomento percepito sempre più come cruciale nell’industria manifatturiera, la prima edizione del Forum Software Industriale, promosso da ANIE Automazione, che si è tenuto lo scorso 6 febbraio a Milano. Gli investimenti in soluzioni software, favoriti dagli incentivi ancora presenti nella Legge di Bilancio 2019, sono fondamentali in un percorso di digitalizzazione della produzione.

di Fabrizio Dalle Nogare

“Il software industriale è centrale nella digital transformation”. Queste parole – pronunciate da Fabio Massimo Marchetti, a capo del Gruppo Software Industriale di ANIE Automazione, che ha promosso il Forum dello scorso 6 febbraio – possono essere considerate il fulcro di una giornata in cui, oltre a fare il punto sullo stato dell’arte delle soluzioni offerte dalle aziende produttrici, si è ragionato su un argomento ineludibile per le imprese manifatturiere oggi. “La trasformazione digitale non è un’opportunità ma una necessità: chi non si adegua rischia di ritrovarsi fuori dal business”, ha aggiunto Marchetti. Un tema, sia chiaro, che non vale solo per le grandi aziende ma anche per le PMI.
A discutere di tutto ciò, ascoltare le tante relazioni che si sono succedute durante la giornata e visitare l’area espositiva allestita per l’occasione c’erano più di 800 persone, riunte alla Sala Cavallerizze del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica di Milano. Il format era quello collaudato dei Forum organizzati da Messe Frankfurt Italia: una sessione plenaria in apertura e diverse sessioni tecnologiche divise tra la mattina e il pomeriggio, dedicate in questo caso a smart manufacturing, industrial cyber security e virtual manufacturing. Con una tavola rotonda, in chiusura, incentrata sugli scenari futuri.

Creare cultura e fare sistema
“A cosa serve un Forum sul software industriale?”, ha detto Fabrizio Scovenna, presidente di ANIE Automazione. “A contribuire a creare quella cultura 4.0 necessaria per affrontare le sfide che la digitalizzazione impone: raggiungere la vasta platea di PMI che non ha ancora compreso e messo in pratica la svolta verso un modo di produrre diverso e, appunto, digitalizzato, ma anche ampliare le competenze che servono per rendere più efficiente il processo produttivo”. Tutto ciò si inserisce in un mercato, quello dell’automazione in Italia, che nel 2018 ha fatto segnare un +8,3% e che, stando alle previsioni, dovrebbe confermare l’andamento anche nel 2019. Sulla necessità di fare sistema, piuttosto che operare con azioni singole e isolate, si è soffermato nel suo intervento Alessandro Mattinzoli, assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia. “Come Regione, siamo convinti che digitalizzazione e automazione siano leve importantissime per favorire e promuovere il cambiamento”.

Il cambiamento riguarda anche  il modello di gestione della fabbrica
“Da tempo proviamo a scuotere il paese dal torpore in cui era piombato, e sono contento di vedere così tante persone che si riuniscono per discutere di software industriale”, ha detto Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale. “Bisogna comprendere che esiste un legame diretto tra quantità di innovazione che si inietta nell’economia e crescita”.
Secondo Catania, tre elementi di fondo sono alla base della digital transformation: la capacità, grazie allo sviluppo tecnologico prepotente, di rilevare le informazioni dal campo, trasmettere i dati ed elaborare questi big data. Tutto a costi affrontabili per le imprese. “Più che il modello tecnologico, tuttavia, deve cambiare il modo in cui vengono gestite le fabbriche: l’Italia è piena di macchine a controllo numerico o di robot, ma tutto ciò ha un effetto relativo se non vengono integrati tra loro, modificando la catena del valore”.
A partire dal 2015, le istituzioni politiche hanno iniziato a fare la loro parte, elaborando piani di incentivo e fondando enti di ricerca applicata e di supporto alle imprese come Competence Center e Digital Innovation Hub. E anche la Legge di Bilancio 2019, pur con qualche modifica rispetto al passato, non ha alterato il quadro, confermando molte misure e iniziative importanti. Il rischio da scongiurare assolutamente, secondo Catania, è quello di avere “due Italie, una che ha capito e sta affrontando la trasformazione digitale, i cui primi vantaggi si iniziano a vedere, e una che rimane indietro, rischiando di essere esclusa dal business, con gravi ricadute anche occupazionali. È molto importante riuscire a raggiungere il sistema produttivo nel modo più capillare possibile, coinvolgendo anche le aziende più piccole”.

Focus sul ritorno dell’investimento
“Gli incentivi introdotti dal Piano Industria 4.0 – ha aggiunto Fabio Massimo Marchetti – sono sicuramente importanti per quanto riguarda il software, ma non sono il motore dell’investimento. L’elemento chiave è il ROI, cioè il calcolo del ritorno dell’investimento. Non a caso, insieme alle Università di Firenze e di Pisa e alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il Working Group Software Industriale di ANIE Automazione sta lavorando a un modello di ROI evoluto”. Un modello che è stato oggetto di una presentazione proprio nel corso del Forum.
“Il percorso che le aziende affrontano verso la digitalizzazione è graduale: è un miglioramento continuo fondato su tecnologie disruptive”, ha detto Marchetti. Alcuni elementi fondamentali devono guidare la digital transformation: dalla gestione dei dati alle competenze; dagli incentivi alla sempre più marcata convergenza tra OT e IT.
A proposito di competenze, uno studio del Politecnico di Milano condotto su 72 aziende ha evidenziato come la svolta digitale delle imprese porti a un aumento, nell’ordine del 10%, del costo del lavoro, con un contestuale incremento del valore aggiunto per addetto (+25%).