Lunga vita all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione!

di Fabrizio Scovenna, Presidente di ANIE Automazione

Dopo l’accento posto dal nostro Premier, Giuseppe Conte, sull’importanza strategica per il nostro Paese di investire nella tecnologia e trasformare in realtà i potenziali benefici della digitalizzazione, robotizzazione, innovazione e intelligenza artificiale, qualcosa è cambiato.
È nato, con il mandato di colmare o per lo meno ridurre il divario creatosi tra noi e il resto d’Europa, il Ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione. In una recente intervista, il Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, dopo aver confermato i principali stanziamenti del piano Impresa 4.0, ne ha precisato i termini essenziali e il passaggio dallo strumento iper/superammortamento ad un credito d’imposta.
Segnali decisamente molto positivi, che sembrerebbero testimoniare la ferma volontà di uscire dall’arretratezza tecnologica che sta penalizzando fortemente il nostro Paese, come dimostrano i più recenti studi condotti da enti e società specializzate.
L’indice DESI (Digital Economy & Society Index) 2019 della Commissione Europea posiziona l’Italia al 24° posto fra i 28 Stati dell’Unione, così come il Global Attractiveness Index, redatto annualmente da The European House Ambrosetti e considerato un termometro del livello di attrattività di un paese, vede l’Italia, nonostante un potenziale di attrazione medio-alto, stazionare da un paio di anni al 16° posto dei 144 della classifica e individua proprio nel “digital divide” una delle principali cause.
Al di là delle singole iniziative governative che, come abbiamo potuto constatare negli ultimi tre anni, rappresentano un vero e proprio driver per le aziende, l’attribuzione di un più ampio respiro a questi progetti, così strategici per il Paese, potrebbe indicare una volontà, assolutamente inedita, di collocarli al centro di un piano che trova consistenza in un impegno collettivo e “super partes”.
Una nuova prospettiva che, oltre ad infondere, a tutto il mondo industriale e non, una buona e necessaria dose di fiducia, rafforzerebbe l’immagine di un sistema Paese che in quanto tale si muove in modo omogeneo.
Questa condivisione di intenti, associata alla continuità, potrebbe rappresentare quell’elemento di forza indispensabile per uscire dalla stagnazione, scalare i famosi indici e, quindi, tradurre il nostro miglior posizionamento competitivo in un vettore di business che funga anche da incentivo per non smettere mai di innovare.