L’infrastruttura da strutturare

di Domenico Di Monte, Presidente Assofluid
Nel numero di Settembre avevo condiviso alcune riflessioni riguardo alla necessità di politiche industriali orientate allo sviluppo in grado di favorire, dunque, anche la crescita delle opportunità di lavoro attraverso investimenti in “competenze”, che a mio avviso sono la vera e più rassicurante tutela per il lavoratore. Sono convinto che questo sia uno dei fattori principali su cui concentrarsi nell’intento di conferire al lavoro dignità e “valore”, ma non è l’unico. Avevo riportato poi l’esempio del treno che per viaggiare ha bisogno, oltre che dei vagoni, di una locomotiva e di una infrastruttura, i binari, adeguata. Riprendo quell’esempio perché negli ultimi mesi alcuni eventi tragici come il crollo del ponte Morandi a Genova, hanno purtroppo evidenziato ulteriormente una grave carenza infrastrutturale, che pone il nostro Paese in seria difficoltà nel momento in cui si parla di misure per lo sviluppo industriale ed economico. Purtroppo queste carenze riguardano infrastrutture che impattano su tecnologie, trasporti, energia, scuola e molti altri ambiti che costituiscono la spina dorsale di un Paese evoluto. Parliamo di IoT e tecnologie digitali; sebbene la banda larga copra quasi interamente il territorio, la fibra ottica non ha ancora una diffusione capillare e pervasiva (inferiore rispetto alla quasi totalità dei paesi UE) e la digitalizzazione non è ancora ai livelli necessari perché si possano sfruttare appieno le potenzialità delle nuove tecnologie (basti pensare che buona parte della Pubblica Amministrazione non le utilizza). Parliamo di introdurre “l’alta velocità” che porterebbe notevoli benefici sulla tratta interessata in termini di efficienza negli spostamenti ma nello stesso tempo abbiamo treni obsoleti su buona parte delle tratte più utilizzate quotidianamente dalle migliaia di pendolari, la cui produttività è assolutamente determinante in ogni settore. Si ipotizzano grandi opere per la rete stradale e per attraversare un nodo cruciale come Genova ci vogliono ore proprio in seguito al crollo di un ponte, che molti dicono fosse “annunciato”, e che ha di fatto tagliato in due la città. Soffriamo di carenze energetiche, che ci portano a dipendere da altri Paesi per la fornitura di un elemento fondamentale che incide sulla competitività del sistema Paese e in particolare dell’industria e contestiamo lo sviluppo del nucleare e la ricerca di fonti petrolifere attraverso trivellazione. Non sono in grado di indicare quali siano le scelte migliori da intraprendere; sono necessarie competenze superiori a quelle del sottoscritto, ma ho la sensazione che manchi un’idea strategica coerente e strutturata, con un orizzonte di medio/lungo periodo per lo sviluppo infrastrutturale del Paese. Questa incoerenza diffusa appare ogni giorno quando si tratta di individuare obiettivi e di stabilire le modalità per raggiungerli. Una cosa è certa, non si può prescindere dall’investimento in infrastrutture, sia potenziando e manutenendo quelle esistenti, sia promuovendo la realizzazione di nuove. Il tutto però guidato da scelte coerenti e da un approccio metodico e con progetti che non abbiano come orizzonte le prossime elezioni, ma il bene delle future generazioni.