La ricerca della stabilità

di Domenico Di Monte, Presidente Assofluid
Mentre scrivo l’Italia intera ha gli occhi puntati sui risultati delle elezioni politiche che presentano uno scenario per cui si renderà necessaria la ricerca di accordi e compromessi per formare una maggioranza che possa governare: una situazione peraltro ampiamente prevedibile con una legge elettorale di questo genere. A prescindere dall’analisi su vincitori e vinti, parafrasando il titolo di uno dei più bei film di Muccino, voglio focalizzare l’attenzione su quella che ritengo essere la vera necessità del nostro Paese: “la ricerca della stabilità”. Una stabilità di governo che soprattutto in materia di economia industriale consenta di pianificare investimenti e strategie di sviluppo nel medio/lungo termine, a prescindere dagli avvicendamenti delle diverse forze politiche. Mi riferisco in particolare alla strada tracciata dal ministro Calenda con quello che, dopo diversi anni di aspettative disattese, poteva essere a ragione definito un vero piano industriale, concepito per incidere sulla competitività strutturale del sistema industriale italiano, non basato unicamente sull’idea dell’incentivo a cascata una tantum come misura per favorire la crescita economica. Dal 1970 ad oggi, l’Italia è il Paese che detiene il triste primato del maggior numero di crisi di governo (cambi di maggioranza, del primo ministro o di ministri chiave) al mondo, seguita dal Libano e dalla Turchia. Un primato che se nella prima repubblica era caratterizzato in qualche modo da una continuità politica (Democrazia Cristiana), nella seconda vede invece più sostanziali avvicendamenti tra diverse coalizioni.
Sia chiaro, quando parlo di stabilità non mi riferisco unicamente alla stabilità di governo, ma alla stabilità della linea politica che caratterizza importanti ambiti di intervento a partire da quello economico. Sono convinto che in questo delicato momento storico in Italia ci siano tematiche, come quella dello sviluppo dell’industria, in cui il confine tra politiche attribuibili a una ideologia di destra o sinistra sia estremamente sottile ed essenzialmente ininfluente rispetto agli obiettivi e, soprattutto, ai possibili risultati che un sistema eccellente come quello dell’industria italiana potrebbe raggiungere semplicemente garantendo stabilità e continuità a misure già varate. Una continuità giustificata dai risultati che, ad esempio, il piano Calenda sta portando e dall’apprezzamento trasversale che hanno manifestato essenzialmente tutti i soggetti coinvolti, in primis le aziende. Il problema in Italia sembra essere più quello di stabilire la “paternità” di una misura efficace che non l’attuazione efficiente della stessa. Sarà utopistico, ma mi piace pensare che si possa arrivare a votare una legge unicamente per il fatto che sia utile e corretta, a prescindere da chi possa averla elaborata e proposta, che si possa sottoscrivere un percorso di assunzione di impegni lineare e istituzionale per dare risposte concrete al Paese senza inutili proclami e populismi da campagna elettorale. Troppo spesso i nostri politici ignorano il vero contenuto di una legge o di una misura economica e votano rispetto alle indicazioni che dipendono dallo schieramento a prescindere dai contenuti. Quello che posso auspicare e che il buon senso e la coscienza dei singoli possa portarli a ragionare per il bene del Paese e non del partito e che la diffusione di una cultura politica, economica e sociale interessi anche chi di questa cultura dovrebbe essere il principale promotore.