Il punto di vista Orange sulla digitalizzazione d’impresa

Un po’ per il colore dei tulipani, un po’ in onore alla famiglia reale, discendente dalla casata degli Orange-Nassau, l’arancione è il colore che identifica gli olandesi, da sempre abili nel trovare soluzioni ingegneristiche e produttive fuori dal comune per risolvere problemi complessi. Sviluppare e testare soluzioni di automazione orientate all’Industria 4.0 in stretta collaborazione con i clienti è ciò che si propone l’eXperience Centre di Delft, dove si è svolta la 17ma Conferenza Stampa Internazionale di Festo. Vi raccontiamo cosa abbiamo visto.

di Fabrizio Dalle Nogare

L’idea che Industria 4.0 sia un fenomeno che interessa soprattutto, se non soltanto, le grandi nazioni è, semplicemente, sbagliata. Lo dimostra chiaramente l’esperienza che abbiamo potuto fare il 3 e 4 dicembre scorsi partecipando alla 17ma Conferenza Stampa Internazionale organizzata da Festo, che quest’anno si è svolta a Delft, cittadina olandese nota soprattutto per le sue maioliche e per la storica Università tecnica. E dove sorge l’attrezzato e innovativo Festo eXperience Centre. Terra d’Olanda, dunque. Una nazione non certo estesa e con una densità abitativa piuttosto alta. Caratteristiche, queste, che da sempre spingono gli olandesi a cercare soluzioni ingegneristiche (pensiamo al sistema di canalizzazione delle acque) e anche produttive fuori dal comune. In questo scenario si inserisce il bisogno che l’industria locale esprime di soluzioni di automazione spinta e il terreno fertile che qui trova la digitalizzazione. Assemblaggio di precisione, le industrie elettronica, medicale, farmaceutica, chimica e il comparto agricolo sono alcuni tra i principali settori produttivi olandesi. La partecipazione alla conferenza stampa internazionale ci ha permesso di visitare a Maassluis lo stabilimento produttivo di Lely, azienda leader in un settore sì di nicchia – quello dei sistemi robotizzati per la mungitura delle vacche – ma dai forti contenuti tecnologici. La collaborazione di lunga data tra Lely e Festo ha permesso di sviluppare un sistema integrato di automazione, Astronaut A5, che consente di monitorare ogni singolo aspetto della lavorazione, con l’obiettivo fondamentale di semplificare e rendere più sostenibile il ciclo di lavoro che l’allevatore è chiamato a gestire, nonché di favorire il benessere degli animali.

Da “Build and forget” a “Build and create value”
Le tecnologie di automazione nell’era della digitalizzazione prevedono lo sviluppo di prodotti di automazione “classici” come azionamenti, sistemi di controllo e valvole perché diventino soluzioni smart, grazie all’integrazione di ulteriori funzionalità, nonché al fatto di poter comunicare tra loro e con i livelli più alti nella piramide dell’automazione. Tutto ciò sancisce il passaggio da una logica “Build and forget” a una logica “Build and create value”, come ha spiegato Frank Melzer, componente del Board, Product and Technology Management di Festo e da poco alla guida di Industry 4.0 Platform, lo Steering Committee per la digitalizzazione delle imprese. Un network molto importante in Germania per la trasformazione della produzione in senso digitale che riunisce oltre 150 imprese. “Grazie alla digitalizzazione – ha detto Melzer – i prodotti installati sui sistemi di produzione continuano a generare valore aggiunto”. Un esempio molto concreto viene dal concetto, ribadito nel corso dell’evento riservato alla stampa specializzata, di “Smartenance”, evidente crasi di smart maintenance, o manutenzione intelligente. Grazie alle informazioni che giungono dai componenti circa il loro stato e il loro funzionamento, è possibile schedulare, monitorare e analizzare le operazioni di manutenzione. Ciò che ha fatto Festo è stato sviluppare un’applicazione cloud-based, scaricabile dai principali store, che, abbinata a una pagina web a disposizione dei responsabili di produzione, consente di gestire il programma di manutenzione in modo snello e assolutamente in digitale. Smartenance è, infatti, il primo prodotto puramente digitale di Festo.

Dalle demo presenti nello show room ai luoghi deputati alla formazione
L’eXperience Centre di Delft – che ha ospitato oltre 1.500 clienti nel suo primo anno di vita ed è progettato in modo da ricreare l’atmosfera di una start up, invogliando a lavorare su progetti congiunti e permettendo di testare nuove soluzioni – è pensato a beneficio dei clienti: dall’organizzazione degli spazi all’interno dell’edificio alle demo installate nello show room, fino a soluzioni innovative come il Connectivity Finder, un portale web creato proprio in Olanda per fungere da guida all’utente nella scelta tra le varie modalità di comunicazione possibili in un’architettura di automazione. L’Energy Efficiency Module, invece, è un sistema per il monitoraggio dei consumi energetici, anche da remoto, che permette di intervenire prontamente in caso di problemi o anomalie grazie a delle notifiche inviate anche via smartphone o tablet. Sulla scorta delle innovazioni nel campo della domotica, anche la gestione di un’azienda – questa è la logica – può essere fatta da remoto. Fiore all’occhiello dell’eXperience Centre è tuttavia l’ala riservata al training, curata da Festo Didactic. Un luogo – attrezzato sia con macchine e sistemi di produzione in linea con Industria 4.0, sia con sistemi più basici – dove accogliere gli studenti per dar vita a progetti, condurre esperimenti e test, mettere a disposizione strumenti didattici che vanno, appunto, dalle macchine ai libri. Perché, dicono in Festo, un percorso di apprendimento, anche in epoca di digitalizzazione, deve comunque partire dalle nozioni teoriche e dalla conoscenza dei componenti base di un sistema di automazione.

Gli ultimi sviluppi del Bionic Learning Network
Dalla didattica alla ricerca, il passo è piuttosto breve. In tema di ricerca applicata, infatti, Festo più di 10 anni fa ha dato inizio a un percorso basato su una filosofia precisa: studiare i movimenti e le caratteristiche delle creature presenti in natura e trarne ispirazione per lo sviluppo di sistemi meccatronici per la trasmissione e il controllo del movimento, in ottemperanza al motto “Inspired by Nature”. Tutto questo collaborando con prestigiosi centri di ricerca, università, istituti e start up. Oltre 10 anni fa, nel 2008, facevano la loro comparsa le meduse, in grado di muoversi nell’acqua in modo elegante e apparentemente senza sforzo grazie ai tentacoli adattivi controllati da un azionamento elettrico montato nel corpo della medusa stessa. Nella versione 2.0, la sensorizzazione delle varie parti consente la diagnostica in tempo reale delle condizioni dell’oggetto, comunicata per mezzo, anche questa volta, di una app. Nuovi progetti portati avanti dal Bionic Learning Network sono il BionicWheelBot, rappresentazione di una specie di ragno che abita ambienti desertici in grado non solo di camminare, come per altre specie, ma anche di far capriole e rotolare adattandosi all’ambiente che lo circonda, e il BionicFlyingFox, un genere di pipistrello noto comunemente come volpe volante. Ciò che è interessante in questo specifico oggetto è la capacità di gestirne il movimento semi-autonomo in uno spazio definito attraverso l’installazione di telecamere a infrarossi che ne registrano costantemente la posizione.