Austria: L’interscambio con l’Italia tra sinergie e specificità

Non solo alla prossimità geografica si devono gli stretti rapporti commerciali che legano l’Austria all’Italia, fondati invece sull’ampia accettazione della cultura, dello stile e soprattutto dei prodotti industriali e della meccanica strumentale italiana. L’Austria, anche grazie alla rete logistica più dinamica e sviluppata nell’Europa Centrale, non smette di attrarre investimenti produttivi dall’estero.

di Stefano Scuratti

Come detto nei precedenti articoli, la rilevanza di un mercato non si misura in base alla popolazione di un paese, quanto piuttosto in rapporto alla sua distanza dall’Italia. Abbiamo anche sottolineato l’importanza del market internazionale in Europa in termini di sinergie tra le diverse regioni europee: un esempio è il triangolo che unisce Brno, Bratislava e Vienna. Infine, per ogni nazione abbiamo sempre ricercato un elemento peculiare distintivo per attrarre l’attenzione delle aziende italiane. Questi concetti possono essere riproposti nell’analizzare il mercato austriaco, non tanto per la vicinanza all’Italia, ma soprattutto perché, grazie ai recenti sviluppi in Repubblica Ceca e al marketing internazionale svolto nella regione di Brno, spesso e volentieri le aziende italiane si trovano proprio a fare scalo a Vienna. Questo passaggio forzato potrebbe trasformarsi in un’occasione per sviluppare ulteriori rapporti e migliorare l’efficienza delle missioni imprenditoriali. Un secondo importante fattore di interesse per l’industria austriaca è definito da un concetto spesso sottovalutato ma estremamente importante nelle strategie di marketing internazionale, che si riferisce all’accettazione dei prodotti e dei servizi dell’Italia nel paese terzo.

I numeri del rapporto Austria-Italia
Il dato che forse maggiormente definisce tale concetto in termini numerici è proprio quello riportato da Statistik Austria, che vede l’Italia, nel 2016, confermarsi come secondo partner commerciale del paese alle spalle della Germania, con una quota del 6,2% di prodotti acquistati dagli austriaci. Ancora una volta si rincorre il concetto di facilità di business con le nazioni che più sono vicine al territorio italiano: un assunto ulteriormente rafforzato se la nazione, come nel caso dell’Austria, confina con l’Italia.
I beni strumentali, gli autoveicoli e i loro componenti nel 2016 rappresentavano circa il 32% del totale degli acquisti austriaci: un dato estremamente importante se si sommano i semilavorati, che incidono per il 23%. Anche il resto delle esportazioni italiane (arredamento, abbigliamento, calzature), che occupano il 14%, e i prodotti chimici e alimentari, che incidono entrambi per circa il 12%, denotano un’ampia accettazione della cultura, dello stile e soprattutto dei prodotti industriali e della meccanica strumentale italiana. Occorre nuovamente sottolineare quanto sia importante per l’Italia occupare il posto di secondo partner commerciale nel paese, non tanto per orgoglio nazionale, quanto perché indice di facilità nelle trattative di acquisto. A questi dati bisogna poi sommare quelli riportati dall’agenzia governativa per l’assistenza agli investimenti in Austria (ABA) che evidenzia un costante sviluppo degli investimenti diretti esteri italiani in Austria, sia nel settore bancario – con l’acquisizione di Bank Austria da parte del gruppo UniCredit – sia con la consolidata presenza del gruppo assicurativo Generali, del gruppo Eni e del gruppo Snam nel settore oil & gas, oltre ad Autogrill, Geox e a importanti realtà nel settore della moda e del commercio.

Forte credibilità nel settore automotive
Per quanto riguarda il settore automotive, comparto spesso preso in considerazione quale indice di opportunità per il settore meccatronico a livello internazionale, ricordiamo alcune global competences dell’Austria, quali la costruzione di motori diesel e carburanti derivati da forme di energia rinnovabili, sistemi guida, acciai speciali, plastica ad alta resistenza, sistemi ibridi a idrogeno, sistemi di immagazzinamento energetico, veicoli connessi, nanotecnologie e una continua ricerca a 360° nell’ambito dei componenti meccanici ed elettronici.
La specializzazione e la credibilità del settore automotive in Austria hanno permesso di raggiungere punte di eccellenza tali da consentire di esportare circa il 90% della componentistica prodotta, oggi rappresentata da 43 miliardi di fatturato annuo.
Per quanto riguarda, invece, i centri e gli istituti di ricerca, che possono quindi sviluppare, insieme alle università italiane, progetti a livello internazionale, non solo nel settore automotive, ricordiamo l’importanza dell’Austrian Institute of Technology (AIT), del Carinthian Tech Research o di altre istituzioni come Joanneum Research, Virtual Vehicle, Polymer Competence Center Loeben (PCCL), Research Institute for Symbolic Computation (RISC ). A proposito del settore R&S, rispetto al 2004, quando investiva il 2,2% del PIL, l’Austria ha aumentato gli investimenti, superando il 3% del PIL nel 2015: in termini percentuali, più della Germania. Dei 10 miliardi, in termini assoluti, investiti in R&S, circa il 36% arriva dal governo federale, il 47% da aziende private, mentre 1,5 miliardi di euro è la quota investita da fondi esteri per lo sviluppo di prodotti in Austria. Per quanto riguarda gli aspetti fiscali, gli utili delle società vengono tassati con aliquota di imposta unitaria al 25%, aspetto di grande interesse per l’attrattività del paese se lo si abbina alla rete logistica più dinamica e sviluppata nell’Europa Centrale.