Siamo veramente pronti per la rivoluzione digitale?

di Luca Zappaterra
Comitato Direttivo ANIE Automazione

La digitalizzazione sta cambiando tutto. Ce ne accorgiamo nei gesti di ogni giorno: non compriamo più cd musicali ma musica liquida, non più film su DVD ma tv on demand in streaming, con lo smartphone possiamo prenotare il ristorante, oppure farci portare la cena direttamente a casa, o addirittura prenotare una bicicletta e ritirarla in qualsiasi punto della città. È una vera rivoluzione tecnologica, ma al contempo queste tecnologie stanno generando nuovi modelli di business e rivoluzionando quelli esistenti. Uno degli esempi più evidenti è il car sharing che consente di prenotare un’auto in qualunque punto in cui ci si trovi, trovare quella parcheggiata più vicino e pagare il servizio per il suo reale utilizzo. Si sta passando in questo caso dalla proprietà del bene al pay per use, e non è difficile supporre che quello che è da anni considerato uno status symbol, cioè l’auto di proprietà, diventi soltanto un lontano ricordo, a favore di un’auto presa a nolo e magari condivisa con altri. Allo stesso modo questo modello si può applicare in ambito industriale: tramite le tecnologie digitali è infatti possibile, per un costruttore di macchine da produzione, monitorarne l’effettivo utilizzo in impianto, diagnosticarne il corretto funzionamento, intervenire da remoto per risolvere eventuali problemi senza spostare il tecnico dal suo ufficio, ma facendolo interagire a distanza con un tecnico del cliente finale. Il passo immediatamente successivo può essere quello di cambiare il modello di business, cioè non vendere più la macchina, ma vendere il suo utilizzo e tutti i servizi ad essa correlati. Il cliente non possiederà più la macchina, ma pagherà in base al tempo di funzionamento, proporzionalmente alle sue prestazioni e affidabilità, e pagherà anche per tutti i dati che essa produce. Anche questa è una vera e propria rivoluzione, più complessa nella sua realizzazione rispetto alla semplice rivoluzione tecnologica, perché in questo caso non si vanno a sostituire delle apparecchiature, ma si deve cambiare l’approccio al mercato e il rapporto cliente-fornitore. È piuttosto facile sostituire un cavo seriale con un cavo Ethernet, una pulsantiera con un pannello operatore, riempire una macchina di sensori e raccoglierne tutti i dati in un database invece di scriverli su di un pezzo di carta. Altra cosa è convincersi che anche i modelli di vendita che abbiamo utilizzato fino ad oggi possano cambiare; la vera domanda che ci dobbiamo porre non è quindi se siamo pronti ad accogliere le novità tecnologiche, ma piuttosto se siamo in grado di accogliere i cambiamenti che esse stanno portando al nostro modo di fare impresa.