Verso la torta della nonna 4.0

di Tomaso Carraro, Presidente Assiot

A una recente Conferenza TEDx a Rovigo, una giovane imprenditrice agricola ha fatto un accorato appello a favore della ricerca e innovazione del suo settore (in Italia, tra le altre cose, è noto il divieto alle sperimentazioni su campo dei prodotti OGM). Un appello a difesa delle redditività delle aziende agricole, del made in Italy (circa il 50% del mais e il 90% della soia consumati e trasformati nel nostro paese sono importati) e, con mia grande sorpresa, a difesa della nostra tradizione agro-gastronomica: innovando proteggiamo la torta della nonna, per dare continuità a una tradizione imprenditoriale/industriale, non per distruggerla.

Anche la nostra industria, come l’agricoltura, sta vivendo un’era di cambiamento epocale, tanto che in molti definiscono ciò che sta avvenendo come la quarta rivoluzione industriale.

Si tratta, in sostanza, della digitalizzazione dei processi aziendali (che non vuol dire necessariamente o solamente automazione) basata sul concetto di Internet of Things (IoT, macchinari in grado di dialogare in modalità digitale con altri macchinari) che può portare realmente all’evoluzione dell’intera struttura organizzativa e all’ottimizzazione del ciclo produttivo (ma anche, come definisce saggiamente Wikipedia, “a migliorare le condizioni di lavoro”).

Una rivoluzione che, tuttavia, non deve essere pensata unicamente per i nostri stabilimenti, bensì va concepita in modo esteso per tutte le attività di un’azienda (si parla già di Impresa 4.0). Infatti, una fabbrica digitalizzata con un ufficio contabilità che utilizza ancora fogli Excel, non avrebbe senso.

Una rivoluzione il cui fine unico, e principale, non è un sistema produttivo 4.0 ma un prodotto 4.0 e che, piaccia o no ai neo-luddisti, ha già al centro del proprio sviluppo le risorse umane. Ciò che farà la differenza, infatti, saranno ancora e sempre le donne e gli uomini che operano nelle nostre aziende, non i macchinari e nemmeno i computer. E ciò vale non solo per gli imprenditori, ma soprattutto per gli operai, i veri protagonisti che vedranno il proprio mestiere radicalmente mutato. In questo senso, nei prossimi anni dovrà operare anche la nostra ASSIOT, supportando i soci lungo il percorso verso la consapevolezza di ciò che sta succedendo, accompagnando le aziende associate a intraprendere le giuste strade verso questa nuova frontiera industriale e promuovendo l’intero settore che deve essere tra i protagonisti, e non tra i follower, del cambiamento in corso. Perché è solo continuando a innovare, profondamente, che potremo preservare le capacità e le conoscenze delle PMI, e dunque anche la “nostra torta della nonna”… ovvero le componenti meccaniche, in primo luogo gli ingranaggi.

Ritornando all’imprenditrice agricola di cui sopra e all’incipit del suo intervento “io sono un agricoltore” e alla sua battaglia contro la paura del cambiamento, mi viene in mente anche la visione di una manifestazione studentesca, qualche giorno fa, contraria all’alternanza scuola/lavoro. Un ragazzo reggeva un cartello con la scritta “siamo studenti, non tute blu”. Con un po’ di amarezza ancora una volta mi trovo a constatare come il cambiamento sia sempre visto con paura anche da coloro che, come i giovani, dovrebbero esserne gli entusiasti sostenitori. A quei ragazzi mi viene voglia di rispondere: “io sono un operaio”.

PS: tocca a me ora passare la penna al prossimo editorialista… e la passo a uno dei protagonisti di ASSIOT degli ultimi anni, il nostro Direttore Fabrizio Cattaneo.